Appunti di Viaggio, o Maggio a Edoardo Galeano
Son passati di nuovo i giorni, anche questa volta il grano è stato mietuto e i nidi costruiti a dovere.
Abbiamo attraversato la stagione della polvere senza alzarne dell’altra per non rendere invidioso il vento dormiente.
Nuove mescolanze sonore si sono intrecciate colle relazioni ed ora non vorrebbero più separarsi ma gli uomini sono pigri e preferiscono tagliare la legna
La separazione, secondo me, ci sta gabbando alla grande… Proprio così! Cantavano anche gli alberi della foresta Pavan in coro, proprio così, ci stanno giocando un brutto tiro e faremo la fine di quando fuggimmo dal paese tondo coi buchi, che ora è spento! Tutti i cespugli i rovi e gli arbusti più giovani si convinsero subito e si accordarono pian piano alla foresta.
Solamente i fiori, che erano dappertutto, eccetto le margherite, iniziarono a canticchiare il ritornello alla fine di ogni strofa. Le margherite avevano smesso di cantare da qualche anno, più precisamente da quando la vecchia vasaia Mentoza era stata trovata moribonda in mezzo ai campi d’autunno al calar del sole mentre si cibava dell odore dell’erba fresca pronta da raccogliere, prima di partire pel viaggio più lungo. C’era da aspettarselo, avevano cominciato a circolare e a spargersi tutt’intorno le dicerie, ma che erano vere, che la luce che stava dopo il velo della notte fosse stanca di aspettare e che le stelle non bastavano più a far passare la forza della luce. Il buio si era spaventato così tanto che aveva cercato di corrompere tutte le centrali elettriche del pianeta, tutti i tralicci, colle loro braccia al cielo per chiedere perdono e far passare la corrente più velocemente di paese in paese. Inoltre il buio si era preoccupato pure di diffondere opere di convincimento tra tutti i lampioni del mondo. Si erano ribellati solo quelli di Napoli di Mosca e di Londra. Anche i led rimasero immuni da questa follia della separazione e benché fossero gli ultimi nati, i più giovani, furono tra i primi ad unirsi alle avvisaglie della foresta saggia e portarono il loro contributo per sconfiggere la notte, la quale altrimenti sarebbe stata per sempre, con milioni e milioni di colori diversi e profumati. Nessuno era mai riuscito a trasmettere gli odori… Rimasero tutti a bocca aperta, anche le margherite, di villaggio in villaggio.
Il Silenzio aveva avvolto la terra, nessuno osava più proferire parola e i linguaggi scomparvero all’istante, tutti, nessuno escluso, eccetto l’indiano naturalmente, e scomparvero pure le caste, patapuffete! Gli uomini furono molto contenti. In occidente cessarono tutte le differenze che in quel momento c’erano state e a tutti fu consegnato un sacchetto con 27 grani di vergogna fatti di pioggia e colata di cera persa ritrovata. Fu in quel preciso momento, che la Regina della Notte capì che avrebbe diviso per sempre la vita col Re del Giorno. Abbracciatevi! E tutti si abbracciarono!
Nei paesi accanto, il mio per esempio, i pennivendoli continuano a dondolare tutti i nonni e le nonne e tutti gli uomini coi baffi, donne incluse. Tra un varco nella coscienza di qua e qualche stella, ma poche, visibile dalla grotta di la, gli abitanti del mio paese si erano convinti che la vita fosse quella li, un dondolio beato.
Eppure s’era alzato il vento quella mattina, più del solito nel mio paese. La sera prima c’erano stati alcuni segni… Che però solamente i radiocronisti sapevano leggere e i bambini non desiderati. I merli per esempio avevano cambiato il verso; le cornacchie facevano quattro gracchi per volta invece di tre; le gazze volavano molto più in basso e mostravano orgogliose il loro petto e il loro ventre immacolato, era strano poiché le gazze del luogo erano conosciute per essere molto riservate e gelose del loro ventre e della loro pancia bianca che tendevano sempre a nascondere. Quel piumaggio candido veniva considerato dalle gazze la loro parte più intima, un po’ come alcuni di noi considerano i piedi.
Nessuno uscì di casa quella mattina, il panettiere mangiò il pane del giorno prima: il primo lunedì di ottobre. I medici e tutti i guaritori dovettero usare il pranic healing anche se non lo conoscevano e furono gli unici che riuscivano ancora a proferire le parole del mondo giusto.
Tutti gli altri, quel giorno, ne furono privati ma non ci credevano e la scena era la stessa in ogni casa e in ogni villaggio: tutti, vecchie e bambini, falegnami e pasticcere, aprivano la bocca per trovare le parole e tendevano l’orecchio nella speranza di udire il suono della voce altrui giacché non riuscivano più a sentir(n)e la propria.
Da quel giorno gli uomini del mio paese capirono l’importanza dell’ascolto ma non ebbero più modo di esercitarlo se non provvisto dell’atto di volontà, passo succesivo al sapere, e di buone intenzioni, e per consolare i bambini e le bambine che soffrono.
Ispirato da Parole in cammino di Edoardo Galeano, letto in un giardino bello come il sole presso Den Haag, primi ottobre 2015, NL
Se uno lancia un sasso, il fatto costituisce reato. Se vengono lanciati mille sassi, diventa un’azione politica. Se si dà fuoco a una macchina, il fatto costituisce reato. Se invece si bruciano centinaia di macchine, diventa un’azione politica. La protesta è quando dico che una cosa non mi sta bene. Resistenza è quando faccio in modo che quello che adesso non mi piace non succeda più.
Ulrike Meinhof, fondatrice della Raf (Rote Armee Fraktion) morta in carcere a Stoccarda il 9 maggio 1976
Ulrike Meinhof
ognuno ha una sua Sacralità ed e auspicabile che sappia trasmettere lo stesso rispetto che nutre in virtù della propria determinazione anche verso la e le Sacralità dell’altro nella dimensione dell’incontro vero, genuino e, appunto, sacro
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